Quando una serie racconta la Storia

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Io lavoro a maglia davanti alla televisione o ascoltando la radio, dipende dall’ora. Se è mattina ascolto la radio, se è sera ascolto la televisione e se quello che trasmettono è degno di nota alzo perfino lo sguardo.

Ieri mi sono imbattuta in una serie degna di nota, su Netflix, e ho alzato lo sguardo. Ho dato un’occhiata alle recensioni sul web e ho capito che ormai in pochi si ricordano del libro da cui è stata tratta e dell’importanza del pezzo di storia che racconta.

La serie è Mindhunter tratta dal libro di John Douglas e Mark Olshaker uscito nel 1995. Il primo è un agente FBI, uno dei padri del profiler, il secondo uno scrittore.

Il telefilm è piuttosto fedele al libro, al momento ne ho viste tre puntate, ma di sicuro lo finirò entro poco!

I personaggi sono due agenti FBI che cominciano a capire che il crimine sta cambiando e che bisogna cambiare il modo di affrontarlo, e non è fantasia è quello che è successo realmente. Nella fiction abbiamo il giovane Holden Ford, interpretato da Jonathan Groff, che impersona John Douglas, e Bill Tench, interpretato da Holt McCallany, che impersona Robert Ressler. All’inizio sono loro l’unità di scienze comportamentali, intendo loro due e basta e i loro uffici sono nei sotterranei, tanto per rendere chiaro come negli anni Settanta l’FBI considerava questi studi. Nel terzo episodio si aggiunge una psicologa la dottoressa Wendy Carr, interpretata da Anna Torv, che rappresenta la dottoressa Ann Wolbert Burgess.

Il telefilm non si sofferma troppo sui casi più efferati, ma è centrato sul racconto di come è nata l’idea d’intervistare i serial killer per comprendere con chi si aveva a che fare e devo dire che mi ha entusiasmato vedere in azione i tre autori del Crime Classification Manual, il manuale dell’FBI sulla classificazione e investigazione dei crimini violenti, la bibbia di Criminal Minds, per intenderci.

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Tutti i film, libri e telefilm che parlano di serial killer non potrebbero esistere senza il lavoro e le idee di queste persone e sono contenta che abbiano fatto questa serie, perché ricordare e dare merito al loro operato è importante.

E adesso scusate riprendo i ferri in mano e accendo la tele.

 

 

 

 

 

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