
Ho capito che esiste una differenza tra essere una knitter, un’appassionata di maglia e una maker, una persona che realizza e vende capi fatti a mano.
Io nasco come knitter, una storia classica: ho ripreso i ferri in mano durante un periodo buio e non li ho più mollati. Sono un’autodidatta e ho imparato da sola l’uso dei ferri circolari e la tecnica continental.
Poi ho cominciato a frequentare altre appassionate, a frequentare corsi e knit cafè. Come tutte ho passato ore sui video tutorial, ho imparato a leggere le istruzioni in inglese e a navigare su ravelry. Come tutte sono andata a caccia di filati e ho riempito scatole e cassetti.
La mia vita per anni è stata scandita dalla ricerca di nuovi modelli da realizzare e nuove tecniche da imparare.
Adesso mi sto trasformando in maker, che è una cosa un po’ diversa.
Non posso più fare scorta di filati come una knitter addict, mi devo disintossicare e scegliere i filati da utilizzare in base a criteri ben precisi che devono diventare il mio tratto distintivo.
Devo tener conto che quello che piace a una knitter spesso non è quello che piace a una persona che non capisce nulla di maglia, ma che indossa con piacere un capo fatto a mano: il gusto è diverso.
Devo pensare in primavera estate a cosa proporre in inverno, e in autunno inverno a cosa proporre in estate.
Sembrano cose banali, ma significa cambiare il punto di vista e l’organizzazione del lavoro, è una cosa che sto imparando.