Io sono di Milano e mio nonno quando ero piccola mentre andavamo in giro ogni tanto mi indicava degli alberi e mi diceva che erano alberi di gelso. Il gelso, mi spiegava, serviva per alimentare i bachi da seta quando la lombardia era uno dei produttori principali di questo filato.
Una volta ricordo che mi ha regalato un piccolo bozzolo che era un baco da seta. Chissà dove l’aveva preso!
Così io ho sempre saputo da dove viene la seta e voi lo sapete?
Cominciamo dalla farfalla che depone le uova e poi muore concludendo il suo ciclo vitale. Dalle uova nascono i bachi che sono delle specie di bruchi, e subito cominciano a mangiare e a raddoppiare di peso. I bachi si nutrono delle foglie di gelso.
Quando arriva il momento si appartano e cominciano a emettere una bavetta che è un filo continuo senza interruzioni, che serve a costruire il bozzolo dentro cui si richiude. Prima il baco si trasformerà in crisalide e poi in farfalla. La farfalla buca il bozzolo esce e il ciclo ricomincia.
Quello che interessa è il bozzolo che è costituito da un filo continuo.
Nella lavorazione classica della seta si impedisce la trasformazione in farfalla e si procede poi al recupero del bozzolo che deve essere intero, poi dopo alcuni trattamenti si arriva ad ottenere il filo di seta.
Con questo filo si creano diversi tipi di tessuti: taffetà, organza, chiffon, raso, shantung e via dicendo compresa la seta delle vostre camicette.
Ma si può utilizzare la seta sotto forma di filato per realizzare scialli, sciarpe o quello che si vuole e la si trova o da sola o unita ad altri filati come il cotone, la lana o l’alpaca.
I tipi di seta più utilizzati per sferruzzare sono: mulberry, tussah e bourette e di questi parleremo nella seconda parte di questa storia.